C'era una volta un cappotto. Mio figlio lo aveva comprato in un noto negozio indiano del centro storico.
Aveva quindici anni e stava attraversando la sua fase "alternativa".
Era tornato a casa soddisfattissimo del suo acquisto. Riesumato dalla cesta dei capi invendibili, lo aveva strappato al venditore per «soli», diceva lui, «cinque euro, mamma!!!».
Ci ha messo un po' a capire perché il cappotto si trovava nella cesta degli invendibili. L'imbottitura lo faceva sembrare un pupazzo di gommapiuma e il tessuto era sgradevole al contatto con la pelle sul collo. Così il cappotto era finito nell'armadio degli inmettibili, praticamente nuovo e inutilizzato, già una settimana dopo.
L'ho conservato per anni, convinta che prima o poi ne avrei fatto qualcosa. E infatti, lo scorso mese, Lorenza è venuta a casa mia per scegliersi una borsa ed è rimasta molto colpita da questa stoffa. Allora mi sono detta che era arrivato il suo momento.
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